Ex - CAMBIARE LA SOCIETA', CAMBIANDO SE STESSI

27 aprile 2006

Per Nassiriya

Vi riporto qui un pezzo di un commento che ho scritto di getto sul blog di Barbara, sulla questione Palestinese (trovate il link sul titolo del post precedente). Voglio condividerlo con voi, in questi momenti di silenzio rabbioso.

"Io sarei capace di uccidere, per sopravvivere, non ho dubbi.
Ma sarei anche capace di morire, se questo servisse a dimostrare che ci sono altri modi per vincere oltre alla violenza."

22 aprile 2006

La distinzione faziosa (Palestina libera)

(scritto tre anni fa)
Una ragazza palestinese (mussulmana o integralista? Chi se ne frega) recita delle parole di fronte ad una telecamera e poco dopo va a farsi saltare le budella in un ristorante pieno zeppo di gente israeliana: odio profondo, religione fondamentalista, metodo inconcepibile. I nostri occhi occidentali strabordano dalle orbite ed il nostro stomaco sussulta violento. Chi c’è dietro a questo gesto? Arafat? Forse.
Un soldato israeliano (ebreo o sionista? Chi se ne frega) da lontano punta il fucile dritto alla nuca di una bambina palestinese e spara repentino, facendo sbucare dal collo schizzi di sangue fresco: odio profondo, religione fondamentalista, metodo inconcepibile. I nostri occhi occidentali strabordano dalle orbite ed il nostro stomaco sussulta violento. Chi c’è dietro a questo gesto? Sharon? Forse.
Due popoli, due stati. Due politiche sbagliate. Sui piatti della bilancia, allora, restano le vittime (non solo quelle morte): e pesa troppo da una parte. Tutte le miserie, le paure, le umiliazioni insieme sono rintracciabili dentro ad ogni vittima palestinese ed israeliana: ma è la quantità che è palesemente sbilanciata.
Non possono avere lo stesso peso attentati terroristici da una parte e lo stato di assedio militare dall’altra. O è una distinzione faziosa?

15 aprile 2006

I miei occhi

(dedicato a mia moglie)

Ho cercato in te ed ho trovato qualcosa di mio che non avevo più
Ho cercato in te quell’aria smossa da un’ala vanitosa (ma non era vanitosa)
Ho cercato in te un vibrato che mi scuotesse le viscere malsane
Ho cercato in te stabile fortuna nei destini delle mie emotività
Ho cercato in te chimiche luci composte di acqua e sogni
Ho cercato in te morbidezza e comodo veleno
Ho cercato in te appigli e grasse risate, gusti eterni
Ho cercato in te una madre dall’affetto facile
Ho cercato in te ciò che nascondevi (e non c’era niente)
Ho cercato in te, invano.
Allo specchio, con gli occhi negli occhi, ho cercato in te.

13 aprile 2006

Dio, i Sufi, il Cammello

Non capita tutti i giorni di incontrare un maestro sufi. Forse è come dice la loro tradizione: "E' il maestro che viene a trovarti quando sei pronto". Molto più semplicemente ecco l'occasione per incontrarne uno attraverso un libro: Il cammello sul tetto. Discorsi sufi (Armenia, 14,90) di Burhanuddin Hermann. E' un libro che viene dal basso: una comunità piuttosto diffusa segue i seminari di questo maestro sufi tedesco che viaggia in Italia e nel mondo parlando a chi lo vuole ascoltare. Da quegli incontri è nato questo volume. Alcune avvertenze. La prima è che l'autore è musulmano e questo per molti potrebbe essere un problema. Se non è così, altre avvertenze. In questo libro si parla molto di Dio e di amore. Si parla di pratiche antiche come lo dhikr, la ripetizione dei nomi di Dio che i dervisci praticano, oltre alla danza rotante, per avvicinarsi all'assoluto. Si parla dell'unica vera e grande jihad che l'uomo è chiamato a fare, quella contro il proprio ego e il suo desiderio inestinguibile di voler soffrire anziché arrendersi (Islam) a Dio. Nonostante il fiorire di testi sul sufismo, qui non si trovano scorciatoie new age come nessuno si sognerebbe di trovarle in una religione come quella cristiana. I sufi sono gente allegra come dimostra già il titolo, quindi la leggerezza è la cifra del libro. Buon viaggio.
da Repubblica.it (i neretti e i corsivi sono miei)

12 aprile 2006

Il Grande Silenzio

In questi giorni, non c'è film migliore da vedere de "Il Grande Silenzio".
Guardatelo, sospiratelo, annoiatevi e poi lasciatevi invadere da una forza estatica che vi darà il senso del film.
Percepitelo come un punto-di-non-ritorno. Provate: per me è stato così. Non ho potuto fare a meno di riflettere su me e quello che ho (non che non lo avessi già fatto abbondantemente...).
E qualche passo in più c'è sicuramente stato.
Buona visione. Buona introspezione. Buona crescita.

07 aprile 2006

L'Adunanza

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"Scelgo il paradiso per il clima, l'inferno per la compagnia"

Mark Twain
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Orgoglioni, ci ritroviamo l'11 Aprile all'inferno. Vi aspetto!
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03 aprile 2006

9 Aprile 2006

Guardo Silvio e vedo la realizzazione di ciò che avrei voluto essere. Finalmente tutte le mie frustrazioni inflittemi dalle ingiustizie della vita hanno una speranza: Silvio è tutti noi, è uno che ha lavorato sodo e ce l’ha fatta. Questo un po’ mi consola e mi dà fiducia per andare avanti. Non importa se un giorno riuscirò a diventare come lui, mi basta tenermi stretto ciò che mi lega alla sua personale vicenda: la voglia di arrivare, la tenacia, la voglia di una giustizia che ci dia ciò che ci meritiamo. Forse lui è stato anche più fortunato, non è certo una colpa. Se penso alle sua case molto grandi, lussuose, un po’ mi commuovo e mi inorgoglisco.
E adesso, a guardarlo qui giù dal palco dove lui si staglia su un bianco splendente, mi fa un effetto strano: è la prima volta che lo vedo dal vivo. Sembra un po’ più basso e un po’ più vecchio, a dire il vero. Si anima quando parla dei comunisti: ha ragione, io dai rossi ho avuto solo fregature e tanta ipocrisia. E poi loro erano sempre quelli che facevano casino e lavoravano poco. La folla è tanta e applaude con passione: i loro occhi, i nostri occhi, stanno ammirando una possibilità di riscatto. Quindi, il 9 Aprile, per favore, non toglieteci questo sogno.