Ex - CAMBIARE LA SOCIETA', CAMBIANDO SE STESSI

28 giugno 2006

La storia di Shay

A una cena di raccolta fondi per una scuola che serve i disabili mentali, il padre di uno degli studenti fece un discorso che nessuno di coloro che partecipavano avrebbe mai dimenticato. Dopo aver lodato la scuola e il personale dedito, fece una domanda: "Quando influenze esterne non interferiscono dall'esterno, la natura di tutti è perfetta. Mio figlio Shay, tuttavia, non può imparare le cose che imparano gli altri. Non può capire le cose come gli altri. Dov'è l'ordine naturale delle cose, in mio figlio?". Il pubblico fu zittito dalla domanda. Il padre continuò. "Io ritengo che, quando un bambino come Shay, fisicamente e mentalmente handicappato viene al mondo, si presenta un'opportunità di realizzare la vera natura umana, ed essa si presenta nel modo in cui le altre persone trattano quel bambino". Poi raccontò la storia che segue.
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Shay e suo padre stavano camminando vicino a un parco, dove c'erano alcuni ragazzi che Shay conosceva che giocavano a baseball. Shay chiese: "Credi che mi lascerebbero giocare?". Il padre di Shay sapeva che la maggior parte dei ragazzi non volevano un ragazzo come lui nella squadra, ma comprendeva anche che se al figlio fosse stato permesso giocare, la cosa gli avrebbe dato un senso di appartenenza di cui aveva molto bisogno, e un po' di fiducia nell'essere accettato dagli altri, nonostante i suoi handicap. Il padre di Shay si avvicinò a uno dei ragazzi sul campo e chiese se Shay poteva giocare, non aspettandosi un granché in risposta. Il ragazzo si guardò attorno, in cerca di consiglio e disse: "Siamo sotto di sei e il gioco è all'ottavo inning. Immagino che possa stare con noi e noi cercheremo di farlo battere all'ultimo inning". Shay si avvicinò faticosamente alla panchina della squadra, indossò una maglietta della squadra con un ampio sorriso e suo padre si sentì le lacrime negli occhi e una sensazione di tepore al cuore. Il ragazzo vide la gioia di suo padre per essere stato accettato. In fondo all'ottavo inning, la squadra di Shay ottenne un paio di basi, ma era ancora indietro di tre. Al culmine del nono e ultimo inning, Shay si mise il guantone e giocò nel campo giusto. Anche se dalla sua parte non arrivarono dei lanci, era ovviamente in estasi solo per essere nel gioco e in campo, con un sorriso che gli arrivava da un orecchio all'altro, mentre suo padre lo salutava dalle gradinate. Alla fine del nono inning, la squadra di Shay segnò ancora. Ora, con due fuori e le basi occupate, avevano l'opportunità di segnare la battuta vincente e Shay era il prossimo, al turno di battuta. A questo punto, avrebbero lasciato battere Shay e perso l'opportunità di far vincere la squadra? Sorprendentemente, a Shay fu assegnato il turno di battuta. Tutti sapevano che gli era impossibile colpire la palla, perché Shay non sapeva neppure tenere bene la mazza, per non dire cogliere la palla. Comunque, mentre Shay andava alla battuta, il lanciatore, capendo che l'altra squadra stava mettendo da parte la vincita per far sì che Shay avesse questo momento, nella sua vita, si spostò di alcuni passi per lanciare la palla morbidamente, così che Shay potesse almeno riuscire a toccarla con la mazza. Arrivò il primo lancio e Shay girò la mazza a vuoto. Il lanciatore fece ancora un paio di passi avanti e gettò di nuovo lentamente la palla verso Shay. Mentre la palla era in arrivo, Shay girò goffamente la mazza, la colpì e la spedì lentamente sul terreno, dritta verso il lanciatore. Il gioco avrebbe dovuto finire, a quel punto, ma il lanciatore raccolse la palla e avrebbe potuto facilmente lanciarla al primo che copriva la base e squalificare il battitore. Shay sarebbe stato fuori e questo avrebbe segnato la fine della partita. Invece, il lanciatore raccolse la palla e la lanciò proprio al di là della testa del primo in base, fuori dalla portata dei compagni di squadra. Tutti quelli che si trovavano sugli spalti e i giocatori cominciarono a gridare: "Shay, corri in prima base! Corri in prima!"Shay non aveva mai corso in vita sua così lontano, ma riuscì ad arrivare in prima base. Corse lungo la linea, con gli occhi spalancati e pieno di meraviglia. Tutti gli gridarono:"Corri alla seconda, alla seconda, ora!" Trattenendo il fiato, Shay corse ancor più goffamente verso la seconda, ansimando e sforzandosi di raggiungerla. Quando Shay curvò verso la seconda base, la palla era fra le mani del giocatore giusto, un piccoletto, che ora aveva la possibilità per la prima volta di essere lui l'eroe della propria squadra. Avrebbe potuto lanciarla alla seconda base per squalificare il battitore, ma comprese le intenzioni del lanciatore e anche lui gettò intenzionalmente la palla in alto, ben oltre la portata della terza base. Shay corse verso la terza base in delirio, mentre gli altri si spostavano per andare alla casa base. Tutti gridavano: "Shay, Shay, Shay, vai Shay". Shay raggiunse la terza base, quello opposto a lui corse per aiutarlo e voltarlo nella direzione giusta, e gridò: "Shay, corri in terza! Corri in terza!" Mentre Shay girava per la terza base, i ragazzi di entrambe le squadre e quelli che guardavano erano tutti in piedi e strillavano: "Shay, corri alla base! Corri alla base, sali sul piatto!" Shay corse, salì sul piatto e fu acclamato come l'eroe che aveva segnato un 'grand slam' e fatto vincere la sua squadra. Quel giorno, disse il padre a bassa voce e con le lacrime che ora gli rigavano la faccia, i ragazzi di entrambe le squadre aiutarono a portare in questo mondo un pezzo di vero amore e umanità. Shay non superò l'estate e morì in inverno, senza mai scordare di essere stato l'eroe e di aver reso suo padre così felice, e di essere tornato a casa fra il tenero abbraccio di sua madre per il piccolo eroe del giorno!

22 giugno 2006

Umbria 2006


























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Queste foto le ho scattate quest'anno in Umbria.
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(Per ingrandirle, basta cliccarci sopra).

09 giugno 2006

Quest'uomo è morto

foto tratta dal sito Repubblica.it
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Un uomo di cognome Al Zarqawi è stato ucciso.
Bush si dichiara soddisfatto: "Giustizia è fatta", dice.
All'ONU c'è chi ha detto: "Nessuno lo rimpiangerà".
Un uomo è stato ucciso perché ritenuto colpevole di qualcosa, oltretutto senza subire un regolare processo: si tratta di una esecuzione di una pena di morte mai inflitta da nessun tribunale.
Un uomo che con ogni probabilità aveva persone intorno che, per qualunque motivo, gli volevano bene (che fosse loro padre, loro zio, loro marito, loro fratello, loro capo spirituale, loro capo militare, poco importa). E che quindi ha qualcuno che lo rimpiange.
Sotto il missile che lo ha colpito, ci sono rimaste altre cinque persone, tra cui una donna ed un bambino. Perché non si mostrano le loro foto durante una conferenza stampa a Washington?
Prego per questa umanità travolta dai media, dal terrore, dal disprezzo, dalla guerra. Dalla solitudine. Dalla paura.

03 giugno 2006

Luce appena nata

“E’ come se” la toccassi con la mia aria e mi buttasse giù gli zigomi e mi sentissi gli occhi più grandi e vedessi l’orizzonte e il vicino con più facilità.
Il capo preme come una semisfera di ferro, e cala di grigio, pesantezza e serrande abbassate sulle pupille. Poi la mente stacca, si scollega e lascia fluire i sensi, capaci di tornare aria, formano luci di sorrisi come stelle.
“E’ come se” guardassi tutti gli occhi del mondo. Mahatma, la Grande Anima è più vicina.
Estate di corpi sinuosi che non si apprezzano in sostanza, ma danzano sulla spiaggia, senza altro motivo che la musica del risacco.
E parli con lo scoglio, tu (ora rievoco ricordi recenti), brezze umorali e viscerali, io innamorato.
Ma anche la sera è dolce affetto, con le mani appoggiate sul volante, nel ritorno al presente. Piccola testa stanca e capelli sfatti sulla gravità, stanno fermi e placidi: è tutto un quadro di dolcezze, ancora. E l’inquinamento fa da sfondo.
Apro i miei pori, volutamente, lascio che penetri luce e lasci intravedere il bulbo. Poi la pianta sottile, tenera, distruttibile. E finalmente il fiore.
Sbocciare “è come se” la placenta ti lasciasse di nuovo al tuo destino, al freddo del vento sul liquido amniotico. E la faccia secca di nuovo.
Nudo, non puoi portarti niente con te. Esci dalla vasca gelida e sicura della tua vecchia pelle, lasciando galleggiare pezzi di stelle che brillano ancora ma non più per te, per il tuo viaggiare con nuove fatiche.
“E’ come se” la tua potenza di uomo trascenda la tua esistenza adulta fino a recuperare un bambino lasciato solo per troppo tempo.
E io sorrido, come un bambino, spalancando gli occhi più che posso.