Ex - CAMBIARE LA SOCIETA', CAMBIANDO SE STESSI

31 ottobre 2005

Cosa c'è dietro l'influenza aviaria?


Incredibile.
Cliccate sul titolo del post e seguite il link.
Tutta questa boutade mediatica sull'influenza dei polli ha una "regia"?
Non sarà mica come quella sull'omeopatia?
Il sospetto è forte.

28 ottobre 2005

Fate l'amore


Io ero a Genova il 21 Luglio del 2001. Io ero a Genova, quando piovevano candelotti sparati dall’elicottero. Io ero a Genova, quando i preti, sulla soglia delle loro chiese, ci salutavano un po’ di nascosto. Io ero a Genova, quando accanto a me, c’erano ragazzi incappucciati che lanciavano sassi verso la polizia, con gli occhi rossi spiritati dalla rabbia.
Ogni volta che rivedo in tv gente che manifesta con allegria, accanto a gente con i caschi, accanto a gente seria seria, incazzata, mi torna alla mente quella sterminata marea di mani alzate che i miei occhi incontravano mentre si levavano al cielo per cercare il punto di partenza dei candelotti. E un’emozione balza sempre improvvisa.
La nostra arma sono i nostri sguardi sereni. Magari impauriti, ma sereni. Non mi piacciono gli sguardi giudici che sbeffeggiano il poliziotto di fronte, a mezzo metro; non mi piacciono i caschi portati già con l’intenzione di uno scontro; non mi piacciono i megafoni che urlano “in faccia al nemico”; non mi piace la rabbia, non mi piace la vendetta.
Sarà un caso, ma fra tutte le innumerevoli fotografie fatte nelle manifestazioni della storia recente dell’Uomo, la più famosa è quella di una ragazza che tiene in mano un fiore davanti ad un plotone di forze dell’ordine, quasi glielo volesse offrire. E quello che colpisce è proprio il suo sguardo pieno di tenerezza. Non c’è affronto, non c’è offesa.
Fate l’amore, non fate la guerra.

24 ottobre 2005

Il lato nascosto




Un racconto breve:

- Capire le cose non è mai stato il mio forte. Lascio sempre che mi sfugga il lato nascosto di ogni cosa, di ogni incontro. Il problema è che poi me ne accorgo; non me ne accorgessi mai, andrebbe anche bene: così, invece, mi viene sempre l’incazzatura. A regola, dopo una, due, tre volte, si dovrebbe cominciare a regolarsi di conseguenza, trovare il lato nascosto subito, o almeno prima che sia troppo tardi. Ma io no, non c’è versi. Guardate che a volte mi ci sforzo proprio, lucidamente. I risultati, però, sono pressoché nulli. Una mia amica dice che dipende da uno shock subìto da piccolo. Allora io ho pensato a lungo, a tutte le ore: in effetti, un giorno, avevo sei anni, un grosso bimbo di due, tre anni più grande di me mi rubò di mano il gelato che mi stavo apprestando a leccare avidamente. Piansi tre giorni e tre notti, quasi un riferimento biblico. Ma non credo che questo supplizio c’entri qualcosa col mio attuale problema. Quando gliel’ho detto, lei è riuscita invece a impiantare un percorso logico degno del miglior Freud, per arrivare a dimostrare che è proprio lì l’origine del mio problema: in realtà, è solo una delle tante appassionate di psicologia che fa pratica sugli amici: un classico. Ho un cane. Ogni tanto lo guardo con fare interrogativo, quasi speri che mi capisca senza dovergli dire una parola. E’ come se intuissi un mistero dietro a quel muso ingenuo, come se i cani avessero capacità intellettuali molto più sviluppate di quello che noi crediamo, ma una comunicazione a noi sconosciuta. D’altronde, quando sei disperato t’aggrappi a tutto. Anche ai maghi. Sì, lo confesso: ho speso cento euro dal Mago dei due Mondi, consigliatomi da un’amica di mia madre. Pareva fosse portentoso. In effetti, di primo acchito sembra proprio che riesca a capire cose di te che non può sapere. Poi, ti rendi conto che le cose che sa di te, le sa perché TUTTI quelli che vanno da lui hanno QUEI problemi. Insomma, ho pure comprato il talismano alieno, l’ho tenuto sotto il cuscino per due settimane come da istruzione, mi sono genuflesso con quel coso in mano precisamente a trentadue gradi nord-nordovest. La mia vita è rimasta identica a prima, meno cento euro. Vado da uno psicanalista, stavolta faccio le cose serie. Quattrocento euro, quattro sedute, sei nuovi sensi di colpa, due allergie alimentari da stress, un nuovo mostro tipo il “babau”: lo psicanalista. La mia amica mi ha spiegato che ho sbagliato, perché lui non seguiva le ultime tendenze di derivazione orientale, ma si rifaceva alle ormai obsolete teorie dicotomiche tra cognizione e sentimenti. Non ho resistito: mi ha fatto lei tre sedute, come si fa quando ti devi fare i capelli e hai un’amica parrucchiera alle prime armi. Cioè gratis. Uffa, sono un po’ stufo. Ho deciso che mi farò un bel viaggio. Non so ancora dove, non so ancora quando, ma ci andrò, senza dubbio, non ascoltando i consigli di nessuno. E’ stato come una vocina dentro la mia testa: a un certo punto era già tutto chiaro. In settimana prossima andrò in agenzia e scruterò attentamente il tabellone dei last-minute: spenderò molto di più che di un mago, uno psicanalista e una cara amica rompiscatole messi insieme; ma saranno sicuramente spesi meglio. Chissà se servirà a qualcosa. Ma non voglio avere aspettative, voglio andare e basta. Voglio godermi il sole, la musica, il mare, la gente, la notte, il riposo. E tutto quello che verrà, verrà. Come ho visto alla fine di un vecchio film trasmesso durante una delle mie notti insonni: “Domani, è un altro giorno” -.

10 ottobre 2005

Fino alla vita



Due parole sullo sgombero della striscia di Gaza.
Se volete provare una sensazione di luce interiore, provate a immedesimarvi in un palestinese che ha vissuto l'incubo dell'occupazione dell'esercito israeliano per anni, per generazioni. Ormai era diventato come un cancro col quale ci si rassegna a convivere. E d'improvviso, guarisci.
Ma anche dolore per i coloni che, seppur fanatici, avevano in quel posto la loro casa, convinti che starci fosse un loro diritto. Strappati da un'abitazione di lì a poco buttata giù. Rasa al suolo. Un'improvviso e brusco cambiamento di vita, presa di peso e portata verso non si sa dove. Un'intera esistenza cancellata in un giorno.
Le persone, gli uomini, le donne, i bambini sono coloro che subiscono le decisioni ciniche di chi gestisce un potere sempre più sbagliato. Forse non si tratta più di cambiare i rapporti di forza all'interno della società, ma di romperli, di spazzare via quella "forza" percependola debolezza.
Il potere non va conquistato, nemmeno in nome del più alto ideale: va gettato via, disperso, distrutto.
Fino alla vita.

Gli occhiali rotti di Salvator Allende


Recensione del film “Salvator Allende”

Gli occhiali rotti, la fine di una battaglia. Rimane solo un pezzo da museo. La memoria ripercorre vicoli oscuri e dimenticati di una straordinaria storia di speranze, democrazia, sogni. Ovvero la parte migliore dell’Uomo.
Il Cile dei primi anni ’70 vedeva l’ascesa alla poltrona presidenziale di Salvator Allende, socialista non allineato alla Russia “comunista”, con idee ben chiare su come risollevare le sorti del proprio paese: nazionalizzazione delle industrie che producevano beni essenziali (energia, materie prime, alimenti di base, ecc.) e confisca dei terreni ai latifondisti con seguente ridistribuzione ai contadini che vi lavoravano. Con un programma elettorale del genere, oggi un politico verrebbe sbeffeggiato: Salvator Allende vinse le libere elezioni in Cile. Sogni, speranze. Tutto il paese si strinse attorno al proprio leader in un coacervo di amore e sfida. O meglio, quasi tutto il paese. Oggi abbiamo visto cose simili in Brasile con Lula, in Venezuela con Chavez. Ed anche qui, la storia si ripete.
Il programma, Allende lo attuò davvero: Nixon non gradì affatto, e cominciò a finanziare pesantemente la borghesia locale, in stretti rapporti con l’entourage militare cileno e alcuni settori della destra radicale. Partirono scioperi della benzina, blocchi stradali, il paese si fermò. Tutti i mezzi di comunicazione erano in mano alle destre. Il governo di Allende ne uscì più forte di prima.
Gli Stati Uniti d’America, allora, passarono alle maniere forti. In un crescendo di emozioni, il film ci accompagna in questo cammino verso la morte, in questa testimonianza di guerra, arroganza, disillusione: ovvero il peggio dell’Uomo.
I bombardieri partirono alla volta del parlamento e lo incenerirono. Allende non abbandonò la sua poltrona di comando nel palazzo ma, quando ormai i militari salivano le scale per arrestarlo, si suicidò con il fucile in mano, lui che aveva fatto della “Rivoluzione senza armi” il suo orgoglio di una vita spesa per il suo Paese.
A capo del golpe militare c’era Pinochet. Gli anni successivi furono terrore, repressioni sanguinarie, sparizioni (i cosiddetti “desaparecidos”). Una delle tante dittature nere imposte dagli Stati Uniti in tutto il Sudamerica: il Cile, appunto, il Guatemala, il Nicaragua, ecc.
Questa la storia. Il film mette in evidenza anche il Salvator Allende uomo: la sua crescita, la sua formazione politica ad opera di un ciabattino anarchico italiano, i suoi affetti. Il ritratto appare così abbastanza esaustivo, grezzo, vero, attraverso una carrellata di immagini d’archivio, discorsi pubblici, numerose interviste di personaggi e gente comune. E sono quest’ultime quelle che colpiscono di più: i loro occhi, inquadrati senza esitazione mentre sono persi in un mondo lontano, lasciano la testimonianza più emozionante di questo fondamentale pezzo di storia.
Il Cile di oggi, però, non vuole fare i conti con quel passato in cui ha lasciato alla fine il suo Allende da solo, in balìa dei militari, non vuole rischiare di invischiarsi le mani in un torbido passato troppo recente, ha paura della dittatura anche se ormai finita e dei suoi focolai ancora ben accesi nel paese a tutti i livelli.
Forse ancora non è tempo, ma intanto Guzmàn, il regista cileno di questo film, autoesiliatosi dai tempi di Pinochet, ha fatto un’opera di recupero di memoria collettiva, ha aperto una breccia per l’inizio di una giusta collocazione storica di un personaggio messo finora troppo in ombra e che invece serve oggi in luce. La sua storia e quella del suo Cile è infatti di pressante attualità: la guerra, l’arroganza, la disillusione, non sono ancora finiti.